giovedì 13 settembre 2012

La tradizione antropologica del cibo

L’antropologo francese Lévi-Strauss, nel suo “Il cotto e il crudo”, ci comunica alcune valutazioni antropologiche sulla valenza del cibo e delle categorie culinarie e concettuali del cotto, del crudo, del putrido, mediante un affascinante racconto «L’asse che unisce il crudo e il cotto è caratteristico della cultura, quello che unisce il crudo e il putrido lo è della natura, giacché la cottura compie la trasformazione culturale del crudo, come la putrefazione ne è la trasformazione naturale», afferma lo studioso.tfrSi passa dal cibo-natura, ovvero quello consumato così come l’ambiente ce lo fornisce, al cibo-cultura, modificato dall’azione umana in seguito alla scoperta del “Dio Fuoco”. Basti pensare al miele e al tabacco: il primo è prodotto naturalmente dalle api ed è già pronto per essere mangiato; il secondo è prodotto dall’uomo non per essere consumato, ma trasformato.
La lezione di Lévi-Strauss è che il cibo non è più soltanto un bisogno fisiologico, ma diventa, soprattutto nella cottura e nelle varie fasi intermedie (affumicato, arrostito, bollito), un bisogno culturale che identifica le varie società e i vari popoli proprio in base a ciò che mangiano. Il cibo, dunque, assume un’importanza fondamentale nelle varie culture che lo trasformano in strumento rappresentativo e metaforico.
L’identità si costruisce col cibo
Il cibo rappresenta uno strumento di costruzione della cultura di un popolo e dell’ identità dell’uomo. Lo studioso Montanari ha effettuato una distinzione rispetto ai valori che il cibo trasmette a livello identitario; vi possono essere: identità economica: l’offerta di cibi preziosi rappresenta la propria ricchezza; identità sociale: il cibo rappresenta il modo attraverso il quale distinguere le differenze di classe; identità religiosa: ve ne sono di differenti. Basti pensare alla tradizione religiosa cristiana, in cui il vino e il pane hanno significati simbolici relativi al corpo di Cristo. Oppure si consideri la Quaresima che si segnala con l’astinenza da alcuni cibi. E ancora, identità filosofica: si tengano presenti le diete vegetariane legate al rispetto della natura vivente; identità etnica: il cibo diviene simbolo della solidarietà nazionale. Ad esempio, la pasta per gli italiani è divenuto un vero e proprio marchio di italianità, anche all’estero, così come il vino o lo champagne in Francia.

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